lunedì 20 dicembre 2010

Il significato dell'Avvento: intervista per "Avvenire" di Mons. Guido Marini


Qual è il significato dell’Avvento ?
L’Avvento è il tempo dell’attesa. Dell’attesa che fa riferimento a una venuta, quella del Signore Gesù, il Figlio di Dio, l’unico Salvatore del mondo. Il popolo cristiano, in questo tempo forte dell’anno liturgico, vive la propria fede rinnovando la consapevolezza gioiosa di una triplice venuta del Signore, quella di cui parlano anche i Padri della Chiesa.
Una prima venuta, della quale fare grata memoria, è quella del Figlio di Dio nella storia degli uomini, al momento dell’Incarnazione. Una seconda venuta è quella che si realizza nell’oggi della vita, e che è incessante. Essa prende forma in una molteplicità di modi, a cominciare dall’Eucaristia, presenza reale del Signore in mezzo ai suoi, per continuare con i sacramenti, la parola della divina Scrittura, i fratelli, soprattutto se piccoli e bisognosi. Una terza venuta, da attendere nella speranza, è quella che si realizzerà alla fine dei tempi, quando il Signore ritornerà nella gloria e tutto sarà ricapitolato in lui.
Così, nel tempo dell’Avvento il popolo cristiano è chiamato a rinnovare la consapevolezza che la sua vita è tutta contenuta nel mistero di Cristo, Colui che era, che è e che viene. Anche per questo, l’Avvento è un tempo marcatamente “mariano”. La SS. Vergine è colei che in modo unico e irripetibile ha vissuto l’attesa del Figlio di Dio, è colei che in modo singolare è tutta contenuta nel mistero di Cristo.

In che modo i singoli fedeli e le comunità cristiane possono aiutarsi a vivere meglio questo momento forte del tempo liturgico della Chiesa?
Entrando in questo tempo con l’atteggiamento interiore di chi si prepara a vivere un periodo di conversione e di rinnovamento, orientando con decisione la propria vita al Signore Gesù.
La Chiesa, con l’anno liturgico, ci offre periodicamente la grazia di vivere momenti spiritualmente forti, occasioni propizie per ritrovare lo slancio del cammino verso la santità. Nell’Avvento un tale slancio ha un tono singolare, che è quello della gioia. La gioia al pensiero che il Signore si è già mostrato nel suo volto di amore misericordioso e inimmaginabile. La gioia al pensiero che il Signore è nostro contemporaneo e vicino oggi, nel presente della nostra esistenza, nella quotidianità semplice delle nostre giornate. La gioia al pensiero che il futuro non è avvolto nell’oscurità, ma risplende della luce del Cielo di Dio in Cristo.
Tutto questo diventa esperienza di vita anche in virtù di un cammino personale e comunitario di conversione, fatto di una più intensa e prolungata preghiera, di una qualche forma penitenziale e di distacco dalla mentalità del secolo presente, di una carità più generosa e autenticamente cristiana.

Quali sono le caratteristiche delle celebrazioni in questo periodo?
La liturgia, per il tramite dei riti e delle preghiere, conduce alla partecipazione attiva del mistero celebrato. Pertanto, nella celebrazioni del tempo di Avvento, deve trasmettere il senso dell’attesa tipico dell’Avvento. Lo deve fare con le sue preghiere, con il suo canto, con il suo silenzio, con i suoi colori e con le sue luci. In tutto deve farsi presente il mistero del Signore che viene, lui che è il Principio e la Fine della storia; in tutto deve rendersi in qualche modo toccabile la gioia vera e sobria della fede; in tutto deve trasparire l’impegno per il cambiamento del cuore e della mente per un’appartenenza più radicale a Dio.

E quali le particolarità delle liturgie pontificie?
Se pure in un contesto peculiare, quale quello dovuto alla presenza del Santo Padre, le liturgie pontificie non possono che presentare le caratteristiche tipiche di questo tempo dell’anno. Con una nota in più: quello della esemplarità. Perché non è mai da dimenticare che le celebrazioni presiedute dal Papa sono chiamate a essere punto di riferimento per l’intera Chiesa. E’ il Papa il Sommo Pontefice, il grande liturgo nella Chiesa, colui che, anche attraverso la celebrazione, esercita un vero e proprio magistero liturgico a cui tutti devono rivolgersi.

Quest'anno in particolare la liturgia dei primi Vespri di Avvento è inserita in una "Veglia per la vita nascente". Qual è il significato di questo particolare "abbinamento"?
Si tratta di un abbinamento che si sta rivelando felice. L’iniziativa di una “Veglia per la vita nascente”, promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, viene in tal modo a inserirsi nella celebrazione di inizio dell’Avvento, un tempo quanto mai indicato per il richiamo al tema della vita. L’Avvento è il tempo dell’attesa di Maria, che portava nel grembo il Verbo di Dio fatto carne. L’Avvento è l’attesa della Vita vera, quella che si è manifestata nel Figlio di Dio fatto uomo, pienezza e compimento del disegno di Dio sull’umanità. In quella Vita, apparsa a Betlemme, ha trovato significato nuovo e definitivo la dignità di ogni vita umana. Così, davvero, pregare per la vita nascente, nel contesto della celebrazione dei Primi Vespri per l’inizio dell’anno liturgico, risulta significativo e provvidenziale.

Gianni Cardinale

1 commento:

  1. Premesso che non riesco a capire per quale motivo questo blog così interessante non venga più aggiornato da più di un anno, vorrei esprimere il mio disappunto per le modalità con cui l'ufficio per le celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice ha deciso di svolgere il rito del concistoro ordinario pubblico di questa mattina. Anzitutto non mi spiego la ragione per cui il Papa non sedesse sul trono dello Spirito Santo come nei precedenti due concistori: il Papa, giustamente, chiede la preghiera di tutti i cattolici per riuscire guidare con fermezza il timone della Chiesa di Cristo, ma abbandonare un efficace simbolo di autorità come il trono pontificio significa essere poco coerenti con la richiesta di maggior riconoscimento della propria autorità, peraltro in una situazione quasi drammatica di collegialismo imperante e di perdita di influenza e di considerazione da parte dell'episcopato.
    Inoltre, non riesco a giustificare il motivo per cui a Benedetto XVI sia stato fatto indossare l'abito corale in luogo di mitria e piviale. A mio avviso si tratta di uno sbaglio clamoroso, un errore grossolano: una maldestra noncuranza del cerimoniale pontificio. Capisco che il rito del conferimento del cardinalato non sia un atto propriamente liturgico, tuttavia la tradizione secolare dei concistori vuole che il Romano Pontefice indossi parati liturgici in questa occasione. Mi stupisce che un maestro eccellente e rispettoso della tradizione e della bellezza del rito come Mons. Guido possa aver accettato una situazione così poco ortodossa come l'uso della mozzetta e della stola in luogo della mitria e del piviale. Speravo che il pauperismo e il minimalismo cerimoniale di Papa Woytjla e del suo non rimpianto cerimoniere Piero Marini fossero stati archiviati per sempre!
    Un'ultima annotazione. Ho osservato una clamorosa incongruenza nel fatto che, mentre il Papa poneva la berretta rossa sulla testa di ciascun neo-cardinale, egli pronunciava la formula di consegna dell'anello! Un'anomalia veramente grossolana, da evitare assolutamente per i prossimi concistori!

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